giovedì 4 febbraio 2016
Les personnages-fourmis !
Un lecteur, en fuillettant un album, lit l’histoire, admire le dessin dans sa totalité, dans l’harmonie de la page.
Car il adore lire la BD.
Et un dessinateur ? J’adore la faire, la BD.
Que veut dire, adorer son travail ? Perso, il ne signifie pas s'arrêter et examiner la composition, l’anatomie, la perspective correcte, oui, bien sûr, mais n’est pas suffisant. On peut dire d’aimer son travail quand à son intérieur, on met la vie.
N’oublions pas qu’on raconte une HISTOIRE.
Il m’arrive souvent de penser, d’offrir une histoire à chaque personnage, aussi à le plus marginal par rapport à le recit.
Voilà, cette femme, au milieu d’une foule des personnages également minuscules. Cette femme, sous presse, sera petite qu’une fourmi, malgré cela j’aime penser qu’elle est là, parce-que son mari l’a forcé, ou à cause des actes conventionnels. Sa pensée est ailleurs. Est absente. Peut-être elle pense au temps qui voudrait passer avec sa famille, à son boulot qui la stresse; et parfois, je laisse le même personnage me le suggérer, il me laisse supposer.
Pas toujours il s’agit d’une chose qui réponde à la raison, surtout pour les plus petits personnages. Tu fais deux signes d’encre, et si tu as un coup de cul (car souvent tu en as besoin), tu utilises la synthèse graphique correcte, et tu peux donner plus vie au personnage-fourmi, que aux protagonistes du recit.
Je sais, tout ça est de la pure folie !!! Mais sans amour et folie, faire la BD serait juste comme dessiner poupées, ou pas ?
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Un lettore sfoglia un albo, legge la storia, ammira i disegni nella loro totalità, nell’armonia della pagina. Perché ama leggere i fumetti.
Invece cosa pensa un disegnatore? Io amo farli, i fumetti.
Che cosa significa amare il proprio lavoro? Nel mio caso significa non fermarsi a pensare alla composizione, all’anatomia, alla giusta prospettiva, alla posa dinamica, o comunque non soltanto. Puoi dire di amare il tuo lavoro quando ci metti la vita dentro.
Non dimentichiamoci mai che stiamo raccontando una STORIA.
Mi capita spesso di fermarmi a pensare a ogni singolo personaggio, anche il più marginale rispetto alla narrazione, regalandogli una storia.
Ecco, questa donna, in mezzo a una folla di personaggi altrettanto minuscoli. Questa donna in stampa verrà piccola quanto una formica, eppure mi piace pensare che è lì perché ce l’ha trascinata il marito, o perché è un evento convenzionale. Con la testa lei è altrove. E’ assente. Magari sta pensando al tempo che vorrebbe passare con la propria famiglia, al lavoro che la opprime; a volte lascio persino che sia il personaggio stesso a suggerirmelo, e sono io a tirare a indovinare.
E non sempre è una cosa dettata dalla ragione, soprattutto nei personaggini piccoli, li inchiostri con due segni in croce, e se hai la botta di culo (perché spesso ci vuole anche quella), becchi la sintesi ideale e riesci a regalare più vità al personaggio-formica piuttosto che ai protagonisti della storia.
Lo so, tutto ciò è pura follia!!! Ma senza amore e follia fare i fumetti significherebbe soltanto disegnare pupazzetti, no?
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